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Lettera a Gesù Bambino

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A cura di Mario Villa Accettazione P.O. Rho

Cosa vuoi come regalo per Natale?», chiese Miriam a Francesco.
Miriam teneva moltissimo a regalarsi dei doni in ogni occasione utile e se il compleanno andava benissimo, ciò non toglieva che il Natale rappresentasse il momento principe per tale rito.  «Che Natale sarebbe senza doni?», affermava ogni tanto la dolce Miriam, romantica e sentimentale nonostante i suoi cinquant’anni suonati. E Francesco doveva cedere, almeno un anno sì  - quando passavano il Natale la mamma e le sorelle di Miriam - e uno no – quando toccava alla sua anziana mamma e alla sorella zitella. «Facciamo così», rispose Francesco, «scriverò una lettera a Gesù Bambino, come si usava tanti anni fa, prima che il Babbo Natale rosso e bianco della Coca Cola soppiantasse il Figlio di Dio e l’albero prendesse il posto del presepe, nel tentativo di privare il Natale di ogni significato religioso. La lascerò una delle prossime mattine sopra il secretaire». Miriam era abituata alle stranezze del suo marito bambinone e non obiettò nulla. Quattro giorni dopo, un sabato mattina, la lettera comparve sul secretaire. Miriam si ricordava bene che la sera prima non c’era e capì che Francesco doveva averla lasciata quando alle due di notte si era alzato per bere del bicarbonato. Forse quella volta i bruciori di stomaco erano stati solo una scusa. La piegò e la infilò nella tasca della vestaglia e andò in cucina a preparare la colazione. Poi chiamò Francesco e mentre lui si infilava la dentiera in bagno, nascose la missiva nello scomparto segreto del comò. Tutto andò come ogni sabato mattina, fino a quando Francesco uscì di casa per andare a comprare il pane fresco. Miriam non aspettava altro. Corse al comò, recuperò la lettera e la aprì, impaziente di conoscere i desideri del marito amato.
Caro Gesù Bambino,
ti scrivo dopo tanti anni perché i doni che voglio per questo Natale sono davvero speciali e non so chi, se non tu, possa recarli alle persone che abitano questo nostro gioiello azzurro e verde che vaga nello spazio.
Ti chiedo la pace per questa terra troppo spesso ferita dalle guerre, la pace vera, che non è il silenzio temporaneo delle armi, ma la pienezza dei doni di Dio.
Ti chiedo l’uguaglianza vera per tutti, uomini e donne, qualunque sia il loro credo, la loro appartenenza politica, il loro ceto sociale, la loro razza, il colore della loro pelle, la loro intelligenza, la loro cultura. Che ogni persona veda se stessa quando si specchia negli occhi dell’altro.
Ti chiedo che i furbi non possano mai più approfittarsi dei semplici e degli ingenui.
Ti chiedo la fine della fame nel mondo e che nessuno sia mai più povero, che tutti possano vivere un’esistenza senza stenti, che a nessuno sia mai negato il cibo o l’acqua, le medicine, le cure mediche.
Ti chiedo che tutti intuiscano finalmente che le cose e le ricchezze non liberano, ma rendono schiavi e a volte addirittura perversi.
Ti chiedo di guarire questo nostro pianeta malato, che noi avveleniamo ogni giorno di più con il petrolio, la chimica, le scorie nucleari, la plastica e tutti gli altri veleni che scarichiamo nella casa di tutti.
Ti chiedo che il peso dell’inquinamento non sia scaricato sui più poveri e che ognuno si senta e si renda responsabile per lasciare un mondo più pulito ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Ti chiedo che il cielo sia sempre azzurro e le notti sempre abbastanza nere, anche nelle nostre città, per poter ammirare le stelle che trapuntano l’universo.
Ti chiedo che tutti abbiano un lavoro dignitoso e rispettoso della loro persona, dei loro impegni famigliari, del loro credo religioso. Che i papà e le mamme abbiano a disposizione il tempo necessario per stare insieme ai loro figli, per giocare e studiare con loro, per recarsi con loro nei parchi a sdraiarsi sull’erba fresca e verde, per andare tutti insieme a pregare il loro Dio, che poi sei sempre Tu.
Ti chiedo che siamo capaci di spegnere la TV, la radio, le consolle dei giochi, i PC, i cellulari e stare abbracciati con i nostri amati e uscire per incontrare altri, parlare, giocare, suonare, recitare, cantare, danzare nella luce del sole della nuova primavera dell’umanità.
Ti chiedo di perdonarmi per tutte le volte che non sono stato capace di vivere così, di impostare la mia esistenza quotidiana secondo le regole della vera umanità, che Tu ci hai insegnato camminando sulle strade polverose della Palestina, guarendo i lebbrosi, gli indemoniati, i ciechi, i sordi e accogliendo tutti, prostitute, vedove, bambini, esattori delle tasse, traditori, rinnegatori, nemici. Tu hai rianimato Lazzaro e i figli del centurione e della vedova di Naim, dona al nostro cuore malato nuova vita, guidalo insegnandoli i passi per arrivare ad incarnare l’altro uomo, quello che noi troppo spesso soffochiamo.
Vieni, Signore Gesù, perché siamo quasi stanchi di questo mondo e siamo quasi esausti di aspettare il tuo ritorno, che ancora tarda. Vieni e rigenera questo mondo, trasfiguralo nel Regno del Padre, dove il bimbo siederà nella tana della vipera e l’agnello e il leone pascoleranno insieme.
Grazie, Bambino Gesù, grazie per avermi ascoltato pazientemente. Amen
Gli occhi di Miriam erano lucidi, quando alzò lo sguardo e incrociò quello di Francesco. Si fissarono per un tempo indefinito, che sembrò senza fine. Poi si avvicinarono uno all’altra e si baciarono e si abbracciarono.
Cosa potevano volere di più per il santo Natale?
Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama.
Ti chiedo la giustizia, perché non può esserci pace vera se anche una sola persona subisce un’ingiustizia di qualsiasi tipo. Finché un pianto si leverà per un torto subito, finché uno spirito sarà addolorato da un sopruso, la pace non sarà piena.
Ti chiedo che i ricchi rinuncino ad arricchirsi sempre di più, che chi comanda l’economia del mondo smetta di pensare al guadagno senza limite e crei finalmente un regime economico che abbia al centro la persona e non il profitto.
Ti chiedo che i potenti governino cercando sempre di attuare il bene di ogni persona e che rinuncino al potere dopo qualche anno, per tornare ad essere cittadini comuni. Ti chiedo che i governanti approvino leggi utili per vivere nella giustizia e non solo per riempire i loro conti correnti esteri di centinaia di migliaia o milioni di euro, dollari, franchi svizzeri e le loro cassette di sicurezza di oro e di titoli al portatore.
Ti chiedo che l’amore regni finalmente nelle relazioni tra le persone e che abbiano fine l’invidia, l’arroganza, la prepotenza, la superbia, l’ira e che ognuno cominci a camminare per diventare umile e mite.
Ti chiedo che tutte le persone schiave siano liberate: le donne costrette a prostituirsi, i bambini e gli adolescenti violentati dai grandi e dai turisti del sesso, i bambini costretti a combattere guerre per gli adulti e le bambine costrette a rapporti sessuali con i soldati, i lavoratori costretti a lavorare anche quattordici ore al giorno da padroni che si approfittano della loro necessità di soldi per poter sfamare i propri figli, i bambini costretti a lavorare, senza poter mai giocare o studiare e tutti gli altri schiavi del mondo dei quali ora non mi ricordo o che non conosco.


A cura di Mario Villa Accettazione P.O. Rho
 
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