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Andiamo Al Cinema ..A cura di Fabrizio Albert

AMOUR
Francia, Germania, Austria   2012.     127’     Regia e sceneggiatura: Michael Haneke Interpreti: J.L.Trintignant, E.Riva, I.Huppert, A.Tharaud, W.Shimell, R.Agirre, R.Bianco
Inizio il mio commento dall’ultimo film che ho visto, a mio modo di vedere meritatissimo vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes. Un film asciutto, intenso, reso ancor più drammatico dalla compostezza e dall’assenza di qualunque eccesso emotivo e verbale, splendidamente recitato da due meravigliosi attori, senza una sbavatura. Film vero e per questo ancor più vicino a tutti noi e coinvolgente. E’ la storia di due anziani coniugi francesi benestanti, musicisti  dalla ricca vita intellettuale, la cui normale esistenza viene improvvisamente interrotta da un episodio ictale di  Anne, dapprima fugace e apparentemente senza conseguenze e quindi definitivo, con pesanti strascichi sull’autonomia, la comunicazione, il movimento, la comprensione. Il  film segue l’evolversi della situazione con l’impegno fisico e psicologico dell’anziano coniuge che decide di occuparsi di lei in prima persona e a tempo pieno, con abnegazione e fatica, fino all’epilogo finale. Una scelta d’amore e condivisione, di responsabilità. Una scelta difficile, faticosa e cosciente, voluta e accettata con tutte le conseguenze, sostenuta e ribadita di fronte alla figlia, razionale e distante, che vorrebbe una gestione più distaccata, più tecnica ed efficiente. Il racconto si svolge quasi totalmente nella bella casa dei due anziani coniugi, piena di ricordi, di testimonianze di una vita vissuta intensamente e condivisa e che piano piano si svuota di significato fino alle sequenze finali e al vuoto emotivo. La partecipazione del regista è intensa ma composta, noi diremmo “nordica”, e solleva una serie di problemi molto attuali e purtroppo sempre più spesso vissuti in prima persona anche dagli spettatori che talvolta si trovano in situazioni famigliari simili, quando un equilibrio che sembrava eterno improvvisamente si rompe e si pongono una serie di domande sul che fare, come comportarsi (… intervenire o lasciar seguire alla natura il suo corso, seguire una terapia domiciliare, anche a volte incongrua o ricoverare il paziente in ospedale, accompagnare solamente il malato e assecondarlo o agire, magari anche imponendosi violentemente, seguire le sue volontà anche contro le proprie convinzioni o agire per il suo bene come meglio si ritiene…). Il comportamento di George è così pieno di affetto, di rispetto, di sofferenza e di fatica fisica che siamo portati a giustificare e accettare ogni suo gesto, fino al drammatico finale. Si esce storditi, emotivamente coinvolti, pensosi come raramente capita, affascinati da una splendida storia e da un bellissimo film.
GLI EQUILIBRISTI
Italia 2012 100’  Regia: Ivano De Matteo  Sceneggiatura: Ivano de Matteo, Valentina Ferlan Interpreti:  V. Mastrandrea, B.Bobulova, M. Casagrande, R.Ravelli, R.Laurenti Shellers, G.Schiavo
Se qualcuno avesse in mente di compiere un’innocua scappatella, di questi tempi valuti bene le conseguenze…Questa è la morale del film di Ivano de Matteo, presentato alla sezione orizzonti del festival di Venezia, in cui una apparentemente banale e fugace relazione adulterina ( nel film si intravvede si e no nei titoli di testa…) innesca una serie di conseguenze sempre più gravi fino alla perdizione del povero protagonista e, forse, alla sua salvezza in extremis. La drammaticità del film sta nella assoluta normalità della  vita dei protagonisti e delle loro vicende e, viceversa, nel precipitare degli eventi apparentemente senza possibilità di recupero fino alla fine. Valerio Mastrandrea è molto bravo nel rendere la figura di questo impiegato delle poste, coniugato con una risoluta Barbora  Bobulova decisa a fargli pagare fino in fondo l’affronto subito, padre di due figli, con una vita tutto sommato normale, un bell’appartamento, l’auto, le preoccupazioni e le spese di una famiglia di oggi.  Il protagonista della fugace avventura viene comunque cacciato di casa senza troppe discussioni, deve cercarsi un posto dove vivere e dormire, non ce la fa con i soldi, cerca un lavoro aggiuntivo, non ce la fa per la fatica e viene allontanato in malo modo, cerca di nascondersi inutilmente, va a dormire in macchina e finisce piano piano come un barbone alla cena di Natale della Caritas e a tentare il suicidio in un momento di depressione. Sarà la figlia, la più legata a lui e la più sofferente per la perdita del rapporto con il padre, a cercarlo ovunque e alla fine a salvarlo, come sembra di capire dalle sequenze finali. E’ impressionante il percorso del protagonista che, quasi senza accorgersi, scende tutti i gradini della scala sociale ed è facile immedesimarsi nella situazione, in un momento economicamente così difficile come l’attuale, con questo iniziale smarrimento affettivo quasi banale eppure gravido di così pesanti conseguenze.  Uomo avvisato…
REALITY
Italia 2012 115’ Regia: Matteo Garrone Sceneggiatura: M.Braucci, U.Chiti, M.Garrone, M.Gaudioso Interpreti: A.Arena, L.Simioli, C.Gerini, N.Paone, G.Marina
Altro bel film di Matteo Garrone, Grand Prix al 65° festival di Cannes, assai distante dal precedente “Gomorra”, una favola con un misto di realtà dei vicoli napoletani , con la loro umanità vociante e partecipe, e di sogno assurdo e fantastico. Il pescivendolo Luciano ( un bravissimo Aniello Arena  in realtà  detenuto nel carcere di Volterra per reati di Camorra come gli attori di “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani )vive in un fatiscente palazzo barocco di Napoli ed è padrone di una pescheria.E’ felicemente sposato con figli, ha una bella intesa anche affaristica con la moglie, con cui organizza perfino piccole truffe. Ma ha un sogno, partecipare al Grande Fratello. Conoscerà per caso ad un incredibile matrimonio un personaggio inverosimile (…ma pare che sia vero…) che gli farà fare un provino, e da quel momento vivrà nella spasmodica attesa di essere chiamato a partecipare alla trasmissione.  La storia diventa surreale mentre descrive la  “chiamata” quasi religiosa, in un crescendo di sogno e di follia, fino all’epilogo finale felliniano, in cui si infiltra negli studi del Grande Fratello e finalmente partecipa alla trasmissione come spettatore non visto, come “in trans”. In tutto il film, la realtà del centro commerciale, del parco acquatico, dell’albergo per matrimoni con tanto di carrozza a cavalli per gli sposi, di spettacolo musicale, di foto di gruppo degli ospiti agghindati, si interseca con l’assurdo, il sogno, la follia che porterà alla vendita della pescheria, all’abbandono della moglie e dei figli, al regalo delle suppellettili ai poveri per la necessità di redimersi dai peccati e acquisire meriti e maggiore probabilità di essere chiamato da parte di questa  “ divinità televisiva “. Tutto serve a Garrone per mostrarci con occhio attento e critico la realtà attuale dei “non luoghi” in cui viviamo, il contrasto con l’umanità calorosa dei vicoli napoletani e il mito televisivo quasi mistico che si intreccia nel finale alle immagini di un pellegrinaggio di Luciano a Roma che potrebbero essere state girate da Fellini nella loro magia, fino alla visione della casa del Grande Fratello che sfuma sempre più piccola e lontana in un volo verso il cielo. Uno sguardo impietoso da parte del regista sulla attuale realtà italiana, a quanto pare ben compreso e apprezzato anche all’estero.
IO E TE
Italia 2012 97’ Regia: Bernardo Bertolucci    Sceneggiatura: B. Bertolucci, N.Ammanniti, U.Contarello,F.Marciano. Interpreti: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar
Bertolucci,  ormai costretto dalla sua malattia  sulla sedia a rotelle, ha ritrovato lo spunto per tornare al cinema nel romanzo di Niccolò Ammanniti,  ma, per nostra fortuna, ha pensato di modificarne la struttura e soprattutto il finale, dandoci un po’ di speranza e di ottimismo per il futuro. La storia è quella di Lorenzo, adolescente seguito da uno psicologo,  con parecchi problemi di comunicazione e di rapporti con la famiglia e con i compagni, che, approfittando della settimana bianca organizzata dalla scuola , finge di partire e invece si barrica nello scantinato di casa, organizzandosi perfettamente con cibi e bevande e soprattutto con i suoi libri e la sua musica. Un blitz perfettamente riuscito, ma interrotto dall’irruzione casuale della sorellastra, quasi sconosciuta e non vista da tempo, che, per motivi contingenti, si piazza con lui nella cantina per qualche giorno.  Il film è il racconto della  drammatica convivenza tra i due, con la sorella drogata in astinenza e sofferente, bisognosa di attenzione e cure, agitata, insofferente, irrequieta,confabulante, prepotente e invadente e il ragazzo, dapprima sulla difensiva e disturbato, poi pian piano incuriosito e partecipe e alla fine quasi sbloccato e pieno di affetto e protezione per questa sorella ritrovata. Il film si chiude con una promessa di rivedersi da parte di entrambi, ma in particolare di smettere la tossicodipendenza e iniziare una nuova vita da parte di lei, e di cercare di integrarsi e vedere il mondo con uno sguardo nuovo e più aperto agli altri da parte del ragazzo, che finalmente sembra divenuto  più adulto. Dopo l’atmosfera claustrofobica dello scantinato,  finalmente i due escono all’aperto in un bel finale e anche agli spettatori viene offerta da parte del regista una visione del futuro più rosea e ricca di speranza, che riconcilia con i giovani e con la vita


 
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