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Andiamo al Cinema

Cinema A cura di Fabrizio Albert

L’INTERVALLO                       
Italia-Svizzera-Germania   2012. Regia: Leonardo Di Costanzo
Soggetto; M.Braucci, L.DiCostanzo, Sceneggiatura: M.Braucci,M.Barbanente, L.DiCostanzo, Fotografia: L.Bigazzi Musiche: M.Cappelli Montaggio: C.Cristiani Scenografia: L.Servino, Costumi: K.Devanthey  Suono: C.Giovannoni Interpreti: Francesca Riso, Alessio Gallo, Carmine Paternoster, Salvatore Rocco
Cinema della realtà. Un film così vero che ci vogliono i sottotitoli per capirlo. Siamo a Napoli, in un grande edificio (  un ex ospedale ) cadente e disabitato. I due protagonisti sono due ragazzi, due attori esordienti presi dalla strada (anche se a lungo preparati dopo una accurata selezione), che si ritrovano costretti a condividere questo spazio misterioso e inospitale senza averlo scelto. Lei, Veronica, ha fatto uno sgarbo al capo camorra del quartiere e viene relegata li per riflettere e giungere a più miti consigli. Lui, Salvatore, non c’entra niente, ma viene costretto a fare da carceriere suo malgrado. La violenza della camorra  è velata, sottintesa, ma sta sopra, dietro, dentro tutto. Il film riecheggia alla lontana “Una giornata particolare” di Ettore Scola o il più  recente “Io e te” di Bertolucci in cui, per una situazione casuale o non voluta, i due protagonisti sono costretti a confrontarsi tra di loro, dapprima ostili e sospettosi, poi più aperti e disponibili, quasi amici.
Il film, sceneggiato dal regista insieme a Maurizio Braucci e Mariangela Barbanente, mette in scena questo confronto tra i due personaggi; lui un ragazzone un po’ impacciato  e ingenuo, calmo e pacato, responsabile ma rassegnato, lei, viceversa, una ragazzina cresciuta troppo in fretta per via del suo aspetto, avvenente e più  matura della sua età, ribelle e cosciente del suo potere di donna desiderata dai capi. Ma in fondo nessuno dei due si ribella; entrambi desidererebbero volare via da Napoli, ma non si pongono “né da una parte né dall’altra”. La risoluzione arriva a sera, con la sottomissione di lei e la liberazione di lui, con benevolo buffetto e ricompensa per entrambi.
Un bel film, con una bella fotografia e una bella musica di sottofondo, che ci dice molto della violenza e della pervasività della camorra nella vita di tutti i giorni, senza bisogno di mostrarci ammazzamenti e sparatorie.
LA REGOLA DEL SILENZIO                 
USA 2012  Regia: Robert Redford Soggetto: N.Gordon Sceneggiatura: L.Dobbs, Fotografia: A.Goldman  Musica: C. Martinez Montaggio: M.Day  Scenografia: L.Bennett Interpreti: Robert Redford, Shia LaBeouf, Julie Christie, Sam Eliott, Brendan Gleeson
Jim Grant, interpretato dallo stesso Robert  Redford, fa l’avvocato in una cittadina americana. Rimasto vedovo della giovane moglie, con una figlia da accudire, svolge la sua vita tranquillamente fino all’arresto,  apparentemente  senza relazione, di una donna (Susan Sarandon) militante di un gruppo pacifista radicale, nominato Weather Underground , ricercata dalla polizia da trent’anni.
Un giovane giornalista in carriera (Shia LaBeuf) si mette ad indagare e scopre la vera storia dell’avvocato, anch’egli militante dei Weather Underground, latitante da anni e accusato di omicidio. Tutto questo scatenerà una gigantesca caccia all’uomo, con grande dispiego di mezzi ed effetti speciali (sembra che il cinema americano, anche il più impegnato, non possa fare a meno di armi,  rincorse di automobili sgommanti, elicotteri…), ma porterà anche ad una complessa  ricostruzione della sinistra rivoluzionaria di quarant’anni  fa, vista con occhio partecipe, critico e attento, senza anatemi, ma con una adeguata contestualizzazione degli accadimenti di allora.
Pian piano si disvelano trame e personaggi con varie interconnessioni tra politico e privato e si segue la loro evoluzione nel tempo fino al confronto intenso e impietoso tra  i volti rugosi dei due  compagni di lotta, vecchi amanti (Robert  Redford e Julie Christie) e alla risoluzione della storia con lieto fine. Resta l’amaro in bocca nel vedere la sconfitta di tante speranze e il tramonto di una generazione incapace di  trasformare il mondo e di lasciare  punti di riferimento ed eredi.
LA BICICLETTA VERDE
Arabia Saudita, Germania 2012. Regia:Haifaa Al  Mansour. Sceneggiatura: Haifaa Al Mansour           Fotografia: L.Reitemeier Musiche: M.Richter  Montaggio: A. Wodraschke Scenografia: T.Molt          Costumi: P.Pohl Interpreti: Waad Mohammed, Reem Abdullah, Abdullrahman Al Gohani, Ahd Kamel, Sultan Al Assaf
Un piccolo film da vedere, una piccola storia che apre la visuale su di un mondo sconosciuto alla gran parte di noi, l’Arabia Saudita. In più, la regia e la sceneggiatura sono opera di una donna, la prima regista donna dell’Arabia Saudita. La storia racconta di  Wadjda, una bambina di dieci anni sveglia e ostinata, che si è invaghita di una bicicletta verde in vendita nel negozio vicino a casa sua, che vorrebbe per poter  giocare, gareggiare e magari vincere contro Abdullah, un suo amico  del quartiere con cui non avrebbe nemmeno il permesso di parlare. Il tutto è solo un pretesto per mostrarci la vita di tutti i giorni, i comportamenti, i problemi della società attuale dell’Arabia Saudita visti dall’interno. E’ vero che la  regista ha studiato al Cairo e a Sydney e il film è una coproduzione tedesca, ma il fatto stesso che una  regista donna abbia avuto la possibilità di girare all’interno del paese e possa affrontare alcuni argomenti sensibili come l’autonomia delle donne, la poligamia, la tolleranza e l’emancipazione,  meritano curiosità ed attenzione.
VIVA LA LIBERTA’
Italia 2012 Regia: Roberto Andò Soggetto: R.Andò, A.Pasquini Sceneggiatura: R.Andò, A.Pasquini       Fotografia: M.Calvesi Musiche: M.Betta Montaggio: C.Benevento Scenografa: G.Carluccio     Costumi: L.Nerli Taviani Interpreti: Toni Servillo, Valerio Mastrandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon,Anna Bonaiuto, Eric Trung, Judith Davis, Andrea  Renzi
Non si sa quanto sia stata opportuna l’uscita del film subito prima delle elezioni, ma tant’è… E’ proprio difficile non fare paragoni e non trarre qualche spunto di meditazione politica!
La  storia racconta, a metà tra il serio e il faceto, le vicende del segretario del maggior partito di opposizione e del suo gemello dimenticato, filosofo geniale con qualche problema di patologia mentale. Dopo un’accesa contestazione e visto il calo dei consensi in vista delle elezioni, il segretario, chiuso in se stesso e depresso, decide di scomparire senza lasciare traccia, abbandonando tutti al loro destino. Lo ritroviamo in  Francia dove ristabilisce i contatti con una vecchia fidanzata, il suo compagno e sua figlia, ma soprattutto dove cerca di ritrovare un contatto con se stesso e la realtà di tutti i giorni. Il suo segretario e la moglie,  a questo punto, hanno la brillante idea di rintracciare il suo gemello identico, dimenticato e originale, e di metterlo al suo posto, con tutti i possibili rischi… La storia prosegue con spassosi aneddoti e scenette divertenti in cui ciascuno può vedere l’attinenza con la politica attuale e soprattutto il desiderio del regista di una politica diversa,  con un tocco di “immaginazione al potere”. Naturalmente le elezioni avranno un esito strepitoso;  il gemello è in grado di trascinare la folla con arguzia, creatività e un pizzico di follia e soprattutto riesce a resuscitare la passione per la politica che mancava da tanto tempo. Utopia? Alla fine il segretario rientra dalla Francia e riprende il suo posto, ma la contaminazione forse c’è stata e il futuro sarà differente…Al dilà delle speranze e dei desideri del regista che è anche autore del soggetto e della sceneggiatura, tutto il film poggia sulle spalle di uno strepitoso Toni Servillo che veste i panni del segretario e del suo gemello, con una tale varietà di espressioni e di sfumature nella resa dei personaggi da farne uno dei più  grandi attori contemporanei di cinema e di teatro.
LINCOLN
USA 2012  Regia:Steven Spielberg Sceneggiatura:P.Webb, J.Logan, T.Kushner Fotografia: J.Kaminski        Montaggio: J.Williams Interpreti: Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, Tommy LeeJones, James Spader, Hal Holbrook
Il  recente  premio Oscar a Daniel Day-Lewis come miglior attore ha riportato all’attenzione il bel film di Steven Spielberg, da  alcuni considerato un pò lento e verboso. Il film racconta gli ultimi 4 mesi di vita di Abramo Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti d’America, assassinato nel 1865 da un fanatico sudista. Il film, più che descrivere la guerra di secessione, di cui peraltro compaiono alcune scene di grande impatto visivo, rivolge la sua attenzione alla lotta politica per l’approvazione del 13° emendamento alla Costituzione che si proponeva di abolire la schiavitù. Diviene così un film politico di grande attualità, in cui si evidenziano molto bene i meccanismi di funzionamento della democrazia, con la ricerca del consenso, i necessari compromessi, le manovre e anche i colpi bassi, giustificati dalla volontà di  raggiungere un risultato storico che ha costituito un passo fondamentale verso l’emancipazione dei neri. L’aspetto politico è nel film strettamente connesso al travaglio personale, molto bene reso dall’attore premio Oscar, con i difficili rapporti con la moglie e con l’amato figlio, i conflitti di coscienza, la grande solitudine e il peso di decisioni terribili. Il “mito” di Abramo Lincoln viene da Spielberg approfondito e discusso, reso più problematico, ma più vero e più umano, avvicinandolo ai nostri giorni dubbiosi e alla nostra comprensione.





 
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